Venezia deve alimentare processi di innovazione, generare e sostenere risorse necessarie per competere nello scenario globale. Per aprirsi al futuro è necessario dotarsi di un Assessorato all’Università che ponga al centro dell’operato dell’Amministrazione comunale i temi dell’innovazione sociale ed economica come hanno già fatto alcune amministrazioni quali Firenze.

Quando si pensa all’Università si considerano le ricadute sulla Città di alcuni servizi pensati per gli studenti (mense, biblioteche, archivi, ecc.), ai posti di lavoro diretti, ai servizi aperti anche al resto della popolazione (auditorium, teatri, cinema, strutture sportive). Tutto questo è molto se si considera che gli atenei veneziani contano circa 26.000 iscritti, oltre 1.500 personale docente e poco più di 1.000 non docente. Numeri in crescita ai quali va aggiunto l’indotto ovvero le attività economiche pensate per soddisfare le esigenze della comunità studentesca.

Ma c’è molto di più.

Gli Istituti di formazione superiore possono giocare un ruolo importante, perché attori fondamentali per territorializzare i flussi globali di qualità che attraversano la Città. Flussi che in altri contesti stanno cambiando il volto delle politiche urbane.  Il tema della formazione è cruciale per generare città innovative con un mercato del lavoro florido, come insegnano gli studi di Enrico Moretti. Nel mondo accademico l’attenzione per questi temi cresce: è la cosiddetta “terza missione”, ovvero quel portato che è strettamente correlato alla capacità di scambio sociale e culturale tra università e città. Negli ultimi decenni è emersa con chiarezza la necessità di perseguire una logica di collaborazione, di convergenza di risorse e intenti tra con la società, da affiancare ai compiti tradizionali costituiti dalla didattica e dalla ricerca.

Un assessorato all’Università può svolgere un ruolo determinante di coordinamento affinché i soggetti coinvolti, università in primis, produzione culturale, associazionismo, imprenditori e centri di ricerca possano diventare assi portanti di un territorio innovativo. Se questo assessorato allargasse il suo perimetro ad ambiti più consolidati, come quello delle attività produttive e della pianificazione strategica (oggi drammaticamente assente), potremmo avere un centro attorno al quale costruire percorsi di studio e azioni concrete per il rilancio della nostra Città. Basti pensare, ad esempio, quanto si potrebbe produrre in termini di progetti per poter accedere ai finanziamenti previsti dal Recovery fund che porterà in Italia, e auspicabilmente a Venezia, diverse opportunità di crescita socio-economica e lavoro qualificato di cui abbiamo bisogno tanto a Venezia quanto a Mestre.

È necessario puntare su un’idea di sviluppo che coinvolga saperi artigiani, professioni dell’innovazione, imprese sociali e formazione; un’idea che faccia di Venezia una città in cui fioriscano creatività, innovazione, tradizione e attenzione a tematiche chiave come quelle ambientali. Servono infrastrutture digitali, spazi adeguati, incentivi fiscali di lunga durata per imprese e liberi professionisti impegnati in determinati campi, un welfare che aiuti la conciliazione tra lavoro e famiglia, una mobilità pubblica che superi il concetto di ora di punta, solo per fare alcuni esempi.

Prima del confinamento alcune ricerche stimavano la presenza di circa 30.000 lavoratori tra addetti e professionisti dell’innovazione nella città metropolitana, un numero importante nella storia recente di Venezia se si considera che è comparabile al massimo livello occupazionale raggiunto dalla Porto Marghera operaia. Ma l’economia dell’innovazione è basata sulle relazioni e nella nostra Città mancano momenti, opportunità, eventi che le aiutino. È più facile che ci si incontri, per rimanere in Italia, a Milano o Bologna.

Dobbiamo avere la forza di ripensare la Città, di porla su un binario di crescita che da troppo manca, perché “non andrà tutto bene” se tutto tornerà come prima. Mettere al centro quanto possono offrire settori dell’istruzione e della formazione è un passo da compiere con determinazione.