I perché di un impegno

 

Negli ultimi anni per motivi di studio, lavoro e partecipazione civica mi sono occupato di questioni veneziane.

Ci sono tanti modi di fare politica, l’impegno nelle istituzioni è uno dei tanti e per la prima volta ho deciso di fare questo passo. Prima di compierlo ci ho pensato a lungo, in particolare durante il periodo del confinamento. Tutti noi, in quelle lunghe e difficili giornate, abbiamo riflettuto su molti aspetti della nostra vita pubblica e privata e qualcosa in me è scattato.

Si sono manifestate con grande risalto le debolezze del nostro territorio, evidenti da tempo, rispetto alle quali gli attuali amministratori non hanno minimamente inciso, cavalcando spesso situazioni e tendenze che hanno impoverito il tessuto economico, sociale e culturale delle comunità veneziane.

In quelle giornate stavo lavorando a un intervento per un libro a più voci sulla Città. “Oggi non mancano le idee – scrivevo – ma non c’è chi riesca a portare avanti un discorso articolato, a confrontarsi con le contraddizioni e ambiguità che un processo di sviluppo porta con sé. Questo è il compito di una classe dirigente. Dov’è? Ovviamente questa domanda è da porre in primis a noi tutti”. Rileggendo le bozze non ho potuto che trarne le conclusioni e cercare di dare il mio contributo.

Non esistono formule magiche per risolvere i problemi della Città. Tra Venezia e Mestre ci sono molte intelligenze, la difficoltà è unirle, farle dialogare. Oggi dobbiamo collegare i saperi per costruire insieme una mappa del cambiamento, unire le persone per trasformare e rigenerare la città.

Credo che non ci sia più molto tempo, il capitale sociale e cognitivo di Venezia e Mestre sono sempre più deboli, rischiamo di trovarci nel giro di pochi anni con una città desertificata, incapace di reagire.

Il mio impegno parte dal riprendere le molte idee e le proposte elaborate assieme a tante persone nel recente passato per scrivere insieme un vocabolario del cambiamento, una mappa fatta di concetti e politiche che ci portino a condividere azioni concrete per la trasformazione e il rilancio di Venezia.

Attraversiamo un tempo di crisi profonda nel quale l’accelerazione imposta dalla pandemia impone di adottare misure e strategie capaci di superarla senza perdere altro tempo. Non “andrà tutto bene” se tornerà la Città di prima.

Sono molte le leve che possono e devono essere attivate perché la nostra città migliori, ma sono due gli ambiti sui quali penso valga la pena riflettere con più attenzione, il Terzo settore e la Cultura.

Le connessioni tra questi due settori sono molte e generatrici di processi di rigenerazione per la formazione e il commercio, l’artigianato e il welfare, la residenzialità e la qualità dell’ambiente nel quale viviamo e lavoriamo, per citare alcuni temi da inserire rapidamente nell’agenda del cambiamento.

È necessario includere, connettere, innovare con la massima trasparenza e apertura.

Proviamo a riscrivere insieme le parole del nostro futuro, avendo il coraggio di immaginare una vera ripartenza.

 

 

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