Il futuro dell’area dell’Ex Umberto I è ancora molto incerto. Al di là di annunci arrivati non a caso durante la campagna elettorale tutto è fermo e non si conoscono i progetti di recupero. Tra i compiti più importanti del prossimo Consiglio Comunale ci sarà proprio quello di riscrivere la convenzione che regolerà i rapporti tra i proprietari (gruppo Alì S.p.A.) e il Comune.

Rimangono ancora diversi punti da acclarare sul progetto complessivo proposto dei proprietari dell’area, un mix di funzioni (ricettivo, commerciale, residenziale) di cui bisogna accertarsi della qualità del segno architettonico oltre che della coerenza complessiva del progetto. L’amministrazione deve avere l’intelligenza di attivare un processo di partecipazione nella quale la comunità (cittadini, associazioni) attraverso momenti di confronto ed elaborazione, venga coinvolta nell’ideazione o nella realizzazione di un progetto che abbia ricadute positive e faccia sentire il progetto come proprio, non calato dall’alto.

Ci sono alcuni punti fermi dai quali partire come sottolineato da un gruppo composito di cittadini che si interessa e si batte basandosi su alcune linee strategiche che vanno sostenute quali l’attenzione agli spazi verdi (ben 1.3 ettari) abbinata alla storia dei luoghi e dei manufatti che generano senso di appartenenza in una comunità.

Il punto di partenza non più rinviabile della nuova convenzione è la restituzione alla città dei padiglioni storici (Pozzan, De Zottis, Cecchini e casa delle suore, senza dimenticare l’ex CUP), sui quali nulla è stato fatto, tanto da versare in condizioni di abbandono e degrado sempre più evidenti.

Ma quali funzioni attribuire a questi padiglioni?

Mestre non è una città a misura di bambini. La città offre pochi servizi per i più piccoli e ciò genera enormi problemi alle famiglie, rendendola spesso poco attrattiva per nuovi residenti. Tra i fattori chiave che contribuiscono al benessere personale e familiare vi è proprio la possibilità di conciliare e agevolare i tempi di vita e di lavoro. Nel centro di Mestre si potrebbe dar vita ad una cittadella dei bambini e dei ragazzi nella quale fornire una serie di servizi con una stretta sinergia tra pubblico e privato.

Ad esempio, attivare servizi e attività pre o post scuola (ludoteche, laboratori didattici, assistenza compiti) coordinandosi per attività sportive con la prospiciente piscina di via Circonvallazione, il Tennis club e gli altri spazi dedicati allo sport di via Olimpia ovvero fornire spazi in cui bambini e ragazzi possano esprimere e coltivare passioni e interessi. Si potrebbe così creare un luogo di aggregazione dove poter accogliere i minori e le loro famiglie attraverso una serie composita di servizi: laboratori, un centro di ascolto e mediazione familiare, un centro servizi per le famiglie, attività di recupero scolastico specialistico, percorsi ludico-creativi per bimbi dai 3 anni in su, laboratori di supporto alla genitorialità e tanti altri sportelli/e servizi per aiutare anche le famiglie e i bambini con alcune disfunzioni.

Uno spazio di inclusione che potrà anche fornire servizi ai ragazzi che sentono drammaticamente in città la mancanza di spazi dove poter sviluppare le proprie idee. Questo è un esempio di come si potrebbe specializzare l’area con servizi oggi carenti così da recuperare progressivamente i padiglioni storici restituendoli alla loro funzione pubblica.

Uno spazio a favore della comunità, gestito con l’apporto di privati impegnati nel terzo settore da assegnare tramite bandi chiari e trasparenti su progettualità pluriennali.

Infine inparte di questi manufatti si potrebbero applicare finalmente il Regolamento dei Beni Comuni approvato nel Consiglio comunale uscente pensato proprio valorizzare beni comuni attraverso il protagonismo di associazioni, gruppi informali di cittadini, organizzazione del terzo settore. È quindi possibile stringere un Patto di collaborazione per presidiare e valorizzare progetti che perseguano l’interesse generale della comunità nel fruire tali beni.

Dobbiamo ricordarci che stiamo parlando di ben 5 ettari nel centro di Mestre di cui 1,3 ettari destinati a verde pubblico che devono essere restituiti alla città e strada da fare ce n’è ancora parecchia per arrivare al dunque.